20 Lug ASCOLTARSI PER COMPRENDERE CHE L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI
Voglio raccontarvi la storia di Antonella.
Ieri incontro Antonella via skype. E’ gentile nei modi e nell’espressione, il suo abito è impeccabile, e la sua persona curata nel più piccolo dettaglio.
Con la fretta che ci appartiene quando vogliamo raccontare qualcosa di importante, mi guarda e dice: “Ho litigato con mio marito; a lui non va mai bene niente di quello che faccio. Mi ha fatta andare fuori e vado fuori di testa anche adesso che ci penso.” Le chiedo di condividere cos’è successo, e mi racconta che suo marito in questo periodo è a casa dal lavoro, e che a volte questa convivenza sembra insopportabile.
Il suo mondo emotivo arriva come un tornado che spazza via tutto. Le chiedo di raccontarmi che cosa sia successo nella realtà e soprattutto nel suo mondo interiore. Antonella dice: “Lui stamattina è entrato in cucina, ha guardato con disgusto la frutta che gli avevo preparato al tavolo. Ha preso la retina del copri pane e l’ha messa sopra la frutta. Mi sono sentita attaccata. Non gli va mai bene nulla”.
Antonella è una donna molto bella, imprenditrice, sposata, e con un figlio di dieci anni. Una donna che vista dall’esterno ha realizzato tutto ciò che desiderava. Continua poi il suo racconto dicendomi: “Sento angoscia e paura; Sento che lui ha un potere profondo dentro di me. Lui non mi fa mai sentire a posto. Ha guardato quella frutta come lui guarda me. E quando lo ha fatto il sangue mi è salito alla testa, e gli ho detto di andarsene. Vorrei che se ne andasse e mi odio, mi odio perché sono io che cerco sempre il suo amore.” E poi una domanda esce dalla sua bocca: “ma lui mi ama?”. Antonella scoppia in un pianto liberatorio, come se attraverso la domanda avesse potuto lasciar andare qualcosa di profondo e interno. Mi pongo in ascolto. Decido di chiederle di ritornare indietro prima che il fiume in piena esondasse, prima che il mondo emotivo prendesse le redini del suo comportamento, come se fosse in atto un rapimento emozionale. Le chiedo anche di comprendere dentro di lei che cosa simboleggiassero la frutta, la retina che copriva, e la richiesta di amore.
Allora Antonella inizia a parlare di sé in altro modo: racconta di comprare la frutta biologica per tutta la famiglia, dicendo “certo non è perfetta, ma è sana e fa bene. Alle volte è anche ammaccata, ma è sana e ci fa stare bene. Questo è il mio modo di prendermi cura di chi amo, la mia famiglia.”
E come l’erba che germoglia e che cresce senza far rumore, aggiunge: “ora che lo sto dicendo, mi rendo conto che è quella continua ricerca che tutto sia perfetto. Mio marito mi ama, lo so, ma vorrei che a volte riuscisse a riempire quei vuoti che sento dentro di me. Sono stanca di essere continuamente sotto esame con me stessa.”
Concludiamo il nostro incontro concordando l’impegno a intraprendere il viaggio verso sé, verso l’autenticità, e l’amare se stessa. Antonella sembra averci mostrato una via possibile a tutto ciò.
In un ambiente di sguardi che la accolgono, le sue parole hanno trovato voce conquistando uno spazio diverso, nuovo, e forse più libero. Il riconoscere la domanda che le occupava la testa, ha portato luce alla preziosa possibilità di ascoltare se stessa e il suo mondo interiore. Ascoltarsi per collegarsi ai propri bisogni, ascoltarsi per ritrovare il proprio spazio, ascoltarsi per esprimersi al meglio.
La storia di Antonella oggi ci insegna come ascoltare se stessi possa aiutarci non solo a ritrovarci, bensì anche a uscire dal silenzio, per dar voce alla propria espressione, e alla propria anima oppressa e a volte ingabbiata. E quindi l’ascoltare se stessi può diventare un ponte da percorrere per ascoltare e ritrovare appieno la vita.
La gente è spesso convinta che la frutta più bella esteticamente sia la migliore, invece spesso è il contrario. La frutta può essere metafora delle persone. C’è una bellezza che non è fisica, bensì interiore, che ognuno può coltivare dentro di sé. Spesso la bellezza esteriore ci abbaglia, ma ognuno volge lo sguardo incantato quando coglie il sole di una persona innamorata di se stessa.
Il gesto di coprire la frutta con la retina, credo che simbolicamente possa rappresentare la gabbia di condizionamenti e pensieri che ancora oggi vivono nella mente di Antonella. E’ come se il marito le desse la possibilità di osservare la propria interiorità, la sua gabbia fatta di perfezione, di apparenza, di non sentirsi mai a posto, di non sentirsi amata, di aver paura che gli altri non la amino qualora non risponda ai loro bisogni. Una gabbia che ostacola il suo viaggio verso l’autenticità e l’amore per sé.
Antonella senza neanche rendersene conto e con semplici parole ci ha insegnato il senso della vita: ciò che all’apparenza può sembrare banale, dentro di sé può racchiudere un essere prezioso.
Credo inoltre che le parole di Antonella ci conducano a una storia ben più conosciuta, quella del “Piccolo Principe” nella sua citazione più famosa: “(…)non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”
Cos’è quindi per noi essenziale? Cos’è invisibile agli occhi? La storia di Antonella ci porta a riflettere su quanto il mondo esterno sia un riflesso di quello interno. Credo insegni anche come il mondo emotivo raccoglie convinzioni e pensieri inadeguati, che hanno bisogno di essere lasciati andare. Come se le emozioni potessero essere in realtà messaggi del profondo, capaci di descrivere tali credenze volte limitate.
Ecco dunque che la storia di Antonella riconduce al nostro bisogno di lasciar andare ciò che non ci aiuta, riportandoci a quanto per noi è importante: il viaggio verso Sé … Quel Sole dentro al nostro Cuore.
Vi raggiunga il mio abbraccio più sincero…siete nel mio cuore…e sarà bellissimo incontrarci rinnovati nello Spirito al termine di tutto ciò.
Massimo Cicolin
Presidente di Academy